Arcanus loci: Le regioni junghiane dell’inconscio

Arcanus loci e genius loci, ambedue corrispettivi del logion gnostico-junghiano come archetipo in cui si cela il mysterium soteriologico oltre la soglia. Ambedue prese di coscienza formano quello spiritus rector del tramite guida, del mistagogo dei nasseni, l’agathodaimon,simbolo arcaico della totalità (vedi Carro di Aristotele, uccello arcano Ortus e quadripede anfibio in Mysterium coniunctionis pp. 189-223). Quell’arcana regione che gli antichi individuavano nell’Arabia felix era un viaggio negli oscuri sepolcri dell’Ade; un viaggio dell’ anima nelle regioni persiane e nelle notti osiriane lungo le sponde del Nilo; un viaggio tra mito ed eros come raccontato in Plutarco (Iside e Osiride) e in Orapollo.
Questo locus è lo spiritus familiaris, l’Egitto dei padri e dei grandi faraoni,è il mare tenebrositatis che spinge le nostre remore inconsce a non tuffarci,allorchè terra familiare per l’audace ed il temerario eroe. Sono le terre del Nilo (ostia Nili) in cui Michael Maier approdò nella sua peregrinatiochemica nei domicili di Saturno e Mercurio fino alle arcane dimore della sibilla eritrea. E’ un arcanus che contempla l’età d’oro della Magna Grecia e della dionisiaca fuga di Atalanta, ripresa nella celebre Atalanta fugens dello stesso Michael Maier (1618) rinvenuta dalle Emblemata di Theodor De Bryad Oppenheim. E’ il racconto di un unio mystica tra mito e natura,tra scienza ed arte. E’ l’oscuro transito dell’Arabia felix,della fenice simbolo ed allegoria christi par excellence. E’ un inoltrarsi nelle regioni dell’Africa, lì dove il Sè risponde di un ancestralia arcanum secretorum che rivelerà lo splendore della simia dei, della bestia divina. Un immagine a tal proposito lo rivela l’egiziaco Thoth che in tempi recenti prese le somiglianze dello stesso Mercurio Ermete Trismegisto. Nello svelare le regioni oscure ci avviciniamo a quella dinamica dei complessi autonomi dell’inconscio che C. G. Jung ha privilegiato con il nome di tertium irrationalis. Se l’uomo assetato della bestia arcaica desidererà liberarsi della dissociazione psichica a scapito di questa dovrà fare ricorso,come ammise Jung, al suo tertium irrationalis. Dovrà ricorrere a quello spiritus familiaris rinchiuso nella bottiglia e scacciato per eresia dogmatica dalla coscienza dell’unilateralità. Facendo appello al tertium si dipanerà un mysterium che non avevamo mai incontrato altrove. Un mysterium che come miele fungerà da ambrosia e collocherà povere spoglie mortali sull’altare degli dèi, in quell’Olimpo dove l’ottavo, il Re malato di questo tempo,troverà finalmente il suo legittimo e ben agoniato posto. Familiarizzando con il Mysterium della psiche, esploriamo regioni che consone ad uno spirito antico richiamano quella peregrinatio mystica intrapesa da Maier e dagli alchimisti che percorsero le tracce dell’antica Gnosi. Al pari degli gnostici gli alchimisti scorsero realtà quasi da settimo clima,un alam al’ mithal visionario che diresse le loro interpretazioni al di là di un ermeneutica cosciente. Era un ermeneutica dell’inconscio che contaminò di simboli l’universo ermetico dell’alchimista. Un universo che aspettava di essere scoperto e re-incantato attraverso le fasi e l’opera di trasformazione alchemica che presentava i caratteri di un epifania divina, di un tajjallimistico.
Il processo alchemico si proponeva di prendere familiarizzazione con l’oscurità del Mysterium ed è per questo che lo spiritus familiaris venne incontro a molti alchimisti-con Mercurio, psicopompo par excellence. Il tramite con Mercurio figurò come quel trattamento ermeneutico e creativo che fungeva da Lapis,cardine del Sé e fine del trattamento alchemico. Jung si appropriò non solo dell’immagine del Lapis ma anche della stessa sintesi e prefigurazione ermeneutica e nel solco della tradizione ermetica rese tributo all’alchimia favorendo la sua personale alchimia delle immagini, il suo personale trattamento psicoanalitico. Il laboratorio segreto che un tempo era dell’alchimista agli inizi dello scorso secolo prese la prefigurazionedelklinè o del temenos per Jung. Venne proposto quello stesso voyage immaginale nel percorso esistenziale del paziente al fine di recuperare le istanze simboliche e mitologiche, cardini di un integrazione della personalità cosciente. Attuando Mercurio come familiaris si avvicinava il malato al suopharmakon, promuovendo la medicatrix della coscienza per effetto dell’inconscio e dei suoi livelli affettivi e proiettivi. Quel transitus era l’unico ponte da cui la sintesi ermeneutica e costruttiva poteva avvenire. La possibilità in toto era l’individuo come uomo totale e come epitome dell’anthroposmistico par excellence, Cristo,redentore delle anime. Il processo allegorico diventava subliminale e da subliminale si prefigurava in quel leit motifsimbolico ed archetipico che riconduceva per vie traverse l’uomo al Sé, l’Anthropos a Cristo. Il rapporto che vi è tra i due difatti mette in atto la filogenesi e l’ontogenesi dell’uomo, dell’individuo stesso. La ripartizione di un Arabia felix che rinnovi di aureo splendore la psiche,equivale ad una ripartizione delle funzioni inconsce e meno differenziate,la simia dei per antonomasia,il gibbone arcaico,nella funzione cosciente che al contrario risponde al mito portante dell’eroe. E come un ostia sacra si compone di due parti così l’Anthropos ha il compendio di due mondi confinanti,per usare una metafora pertinente a symbola aurae mensae (Michael Maier 1617) che Maier illustrò nella sua incredibile discesa nel vestibolo degli inferi egizi. Le due funzioni comunicanti e l’assimilazione della quarta funzione, del 3 e del 4,sono un epitome dell’Uno e quindi di quell’homo totus che rappresenterebbe ciò che Jung amava definire un integrazione della personalità. E’ attraverso il descensus e l’ascensus del mondo onirico e diurno che la peregrinatio mystica si compie e che come in un arcanum secretorum,il sognatore risponda agli echi di un iniziazione segreta spingendosi oltre il perimetro di quel sacro temenos, che un tempo rivestiva l’arcanus locus dell’esperienza mistica e misteriosofica.

Diego Pignatelli Spinazzola

Riferimenti:
C. G. Jung, Op. Volume 9** Aion: Ricerche sul Simbolismo del Sé, Bollati Boringhieri, ristampa 2005 (pp. 136-144).
C. G. Jung, Scritti scelti, a cura di J. Campbell, Edizioni Red, Milano 2007.
C. G. Jung, Gli Archetipi dell’inconscio collettivo, Bollati Boringhieri, Torino, 1977.
C. G. Jung, L’inconscio collettivo in RCS libri 2011, Milano.
C. G. Jung, Ricordi, Sogni, Riflessioni, raccolti ed editi da Aniela Jaffè, Bur 2008.
C. G. Jung, Tipi Psicologici, Newton Compton editori, Roma 2009.
C. G. Jung, La psicologia dell’inconscio, Newton Compton editori, 1989 Roma.
C. G. Jung, La libido, simboli e trasformazioni, Newton Compton, Editori, 2006 Roma.
C. G. Jung, Psicologia e Alchimia in Opere Vol. 12, Bollati Boringhieri editore, 2006, Torino.
C. G. Jung, The Red Book (Liber Novus) edited by Sonu Shamdasani., Norton New York/London 2009.
C. G. Jung, Opere Vol. 14 (1955/56)/ Mysterium coniunctionis., Curato da: Massimello M. A., Editore: (pp. 189-223) Bollati Boringhieri., Collana: Gli archi 19.
C. G. Jung., Lo spirito Mercurio., 1943/1948.
Plutarco., Iside e Osiride XLI in Mysterium Coniunctionis Op. Vol. 14 p. 135, Bollati Boringhieri, Collana: Gli archi 19.

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