Carl Gustav Jung e i suoi eredi. Nel solco di una tradizione: dissetandosi da un antica sorgente

Carl Gustav Jung, Erich Neumann, Marie-Louse von Franz, James Hillman, Jolande Jacobi, Toni Wolff, Rudolph Otto, Otto Rank, Henry Corbin, hanno aperto per noi dei profondi solchi nel quadro di una ricerca archetipica, implementando quelle stesse idee in una linea del tutto inedita, sganciatasi dalla psicoanalisi di Sigmund Freud. Il materiale archetipico di questi precursori dalla linea scientifica si allineò come ricerca del profondo all’analisi ed alla direzione mitologica che attraverso un occhio archetipico fondava il mundus di una letteratura accostata alla visione classica degli antichi. Sulle spalle di questi giganti e dei loro symposii alla round table di Eranos, la moderna ricerca psicoterapeutica del profondo sta ora riscuotendo un enorme successo già dall’avvincente lancio del Libro Rosso di C. G. Jung (2009) riscoperto alla luce dai soli eredi e da uno sparuto gruppo di analisti di fama mondiale tra cui Stephen Martin, l’iniziatore del progetto Philemon, Nancy Furlotti e Sonu Shamdasani (1989). La profonda sollecitazione alle riletture di C. G. Jung viene dalla consapevolezza dell’inestimabilità dei suoi scritti e del suo pensiero filosofico che al contrario di Freud trovò delle solidi basi nel misticismo, nonchè nella teologia e nella natura religiosa e psichica della Sapientia Dei. Un pensiero tribolato da antichi sentieri e solchi visionari che stiamo appena iniziando ad attraversare. Se non altro va a Jung il merito di aver fornito alle dubitabili premesse teologiche una prospettiva teleologica finalizzata al recupero ed al ripristino della dimensione interiore dell’anima vista come anima mundi accedendo così ad un suo mero significato neoplatonico. Nel solco della tradizione lo Junghismo di prima generazione ha lasciato un incredibile messe di volumi (vedi von Franz) che nella chiave classica e neo-classica figurarono come l’arcana ricostituzione e ri-fondazione di quel sapere e di quel sentire classico che nel mondo greco-romano degli antichi e nello stadio patriarcale e matriarcale egiziano, sumero e mesopotamico, rappresentarono un incredibile patrimonio archetipico e mitologico che ora come non mai urge il bisogno di esplorare. Jung presentì questa scommessa con la sua anima che proliferava di un antichissima mitologia. E’ da Jung che questo “presagire il mistero” sta proseguendo nell’inesauribile ricerca delle sue Opere riproposte da una nuova generazione di cultori ed analisti che senza stravolgere l’edificio junghiano, ne sta contestualizzando non solo l’Opus, nel tentativo di consolidare un elitaria comunità che come direbbe Jung,continua l’aqua doctrinae della tradizione bevendo e dissetandosi da un antica sorgente.
Diego Pignatelli Spinazzola
Riferimenti:
Jacobi 1957, Complesso, Archetipo, Simbolo nella Psicologia di C. G. Jung, Bollati Boringhieri Torino 1971.
Neumann, E., Storia delle Origini della Coscienza, Astrolabio Ubaldini Editore, 1978 Roma.
Neumann, E., La Grande Madre: fenomenologia delle configurazioni femminili dell’inconscio; Astrolabio-Ubaldini, Roma 1981.
C. G. Jung, Scritti scelti, a cura di J. Campbell, Edizioni Red, Milano 2007.
C. G. Jung, Ricordi, Sogni, Riflessioni, raccolti ed editi da Aniela Jaffè, Bur 2008.
C. G. Jung, La psicologia dell’inconscio, Newton Compton editori, 1989 Roma.
C. G. Jung, La libido, simboli e trasformazioni, Newton Compton, Editori, 2006 Roma.
C. G. Jung, Psicologia e Alchimia in Opere Vol. 12, Bollati Boringhieri editore, 2006, Torino.
C. G. Jung, Opere Vol. 14 (1955/56)/ Mysterium coniunctionis., Curato da: Massimello M. A., Editore, Bollati Boringhieri., Collana: Gli archi 19.
C. G. Jung, The Red Book (Liber Novus) edited by Sonu Shamdasani., Norton New York/London 2009.

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